Il giovane Hori, conciatore di pelli, conosce bene la storia del grande Imhotep: prima di diventare visir e architetto del faraone Zoser, per il quale aveva eretto la piramide a gradoni di Saqqara, era stato un umile fabbricante di vasi di pietra. Hori non ha né l’ambizione né l’ingegno per mirare tanto in alto, ma disprezza il lavoro della conceria e rimpiange di non aver letto prima la popolare Satira dei Mestieri. Sta scritto: "Il lavandaio ha il corpo debole a forza di sbiancare le vesti dei suoi vicini ogni giorno. Il vasaio è sempre sporco e incrostato di terra ... Il calzolaio mescola la concia, il suo puzzo è forte e le sue mani sono rosse di tintura come uno che è imbevuto del suo sangue ... Il carpentiere porta il legname e lo dispone; se consegna oggi il suo lavoro di ieri, guai alle sue membra! Il capocantiere gli sta alle spalle per dirgli cose cattive. Ma lo scriba, è lui che controlla il lavoro di tutti. Prendi nota!". Hori non ha più l’età per intraprendere la carriera dello scriba, ma forse un artigiano del tempio lo accoglierà nella sua bottega.